Alla vigilia dell'Ecofin, l'ANMVI ha nuovamente chiesto al Ministro Tremonti di includere l'IVA sulle prestazioni veterinarie e sul pet food fra i beni e i servizi ad aliquote agevolate. I Ministri finanziari dell'Europa decideranno in questi giorni. L’Italia è fra i paesi che tassano di più le cure veterinarie.
(Cremona, 1 dicembre 2008)- Forte anche del sostegno del Sottosegretario di Stato alla Salute Francesca Martini, l'ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) torna a chiedere al Ministro dell'Economia Giulio Tremonti di rivedere la sua posizione sulla riduzione dell'IVA che grava al 20% su pet food e prestazioni veterinarie.
La partita delle aliquote agevolate si giocherà in Europa a partire da domani e nei giorni 11 e 12 dicembre. L'Ecofin e il Consiglio europeo di ministri analizzeranno infatti la proposta di modifica della direttiva comunitaria sull'IVA, per ridurre, per alcuni beni e servizi, le aliquote dell'imposta sul valore aggiunto. Gli effetti benefici delle riduzioni sull'IVA, secondo l'Ecofin, determinerebbero un forte aumento della domanda e dell'occupazione.
Intervenuta al Congresso dell'ANMVI di ottobre, Francesca Martini aveva infatti definito "indecente" il fatto che si parli di benessere e tutela animale ma che poi "non ci sia la capacità di comprendere che bisogna sollevare l'utente dai carichi fiscali e che bisogna sostenere la professione veterinaria". Il riferimento era esplicito: ridurre l'IVA sulle prestazioni veterinarie e sul pet food, addirittura, a parere del Sottosegretario, al disotto del 10 percento.
Da Tremonti l'ANMVI aveva già ricevuto una risposta negativa a ottobre. Il no del Ministero dell’Economia e delle Finanze era legato a motivazioni di gettito per quanto concerne il pet food e di incompatibilità con le norme europee per quanto riguarda le prestazioni veterinarie.
Se nel primo caso è vero che l'IVA è un imposta di consumo il cui gettito compete ai Paesi dove si verifica il consumo, nel secondo caso non sembrano calzanti le obiezioni degli uffici di Tremonti stante le oggettive e già presenti difformità di aliquota sulle prestazioni veterinarie nei vari Paesi della UE: l’Italia è fra i paesi che tassano di più le cure veterinarie. La libera circolazione dei professionisti e delle loro prestazioni, nonché i continui richiami della Corte di Giustizia Europea ad una maggiore uniformità impositiva possono bastare a indurre il Ministero dell'Economia ad un ripensamento.
Ma anche per quanto riguarda il pet food, le obiezioni di gettito non sono del tutto pacifiche, specie se si considera l'impatto economico di questo mercato e alla luce delle politiche di salute e benessere animale che si vanno consolidando in Italia e in tutta Europa.
Milioni di famiglie italiane proprietarie di un animale da compagnia verrebbero a buon diritto ricomprese fra quelle che il Governo intende aiutare in risposta alla crisi e al calo dei consumi. Sul piano etico e della considerazione dell'animale, appare quanto mai imbarazzante una politica disposta ad allentare la presa del fisco sul parrucchiere (nulla in contrario) e non sulla vita degli animali da compagnia.
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